UN EVENTO TRAUMATICO PROVOCA SEMPRE IL DIST. POST TRAUMATICO DA STRESS?
Quasi tutte le persone che vivono un’esperienza traumatica subiscono uno stress, ma non è detto che questo provochi la comparsa di un disturbo vero e proprio. Si parla di disturbo quando la persona, a causa dei sintomi provocati dal trauma, compromette in modo significativo il proprio funzionamento sociale o lavorativo.
Nel corso della vita la percentuale di possibilità di manifestare tale disturbo si aggira tra l’1 e il 9,2 per cento. Ben diverse risultano le cifre relative a individui esposti ad avvenimenti traumatici. I veterani del Vietnam presentano una prevalenza del 20 per cento mentre le vittime di violenza sessuale presentano il disturbo in una percentuale tra il 35 e il 47 per cento dei casi. Le vittime di aggressioni di natura non sessuale presentano una prevalenza che varia tra il 22 e il 39 per cento.
Nel trauma (che può essere sia singolo che ripetuto) la persona confronta le proprie risorse psico-fisiche con le caratteristiche di inevitabilità e di minaccia alla propria vita, tipiche dell’evento traumatico e non potendole affrontare risulta che non può integrarlo nel suo sistema psichico e quindi rimane dissociato dal resto della sua esperienza psichica causando la sintomatologia psicopatologica specifica.
ALCUNI TIPI DI EVENTI TRAUMATICI
– abuso psicologico, fisico o sessuale
– il bullismo
– la malattia grave
– l’incidente
– eventi naturali (es: terremoto)
– il lutto per malattia o suicidio
LE CARATTERISTICHE DELLA VITTIMA
Non solo la persona che ha subito un trauma rappresenta la vittima della situazione, ma anche chi è in relazione con l’evento traumatico può essere considerato una vittima A seconda della relazione che la persona ha con l’evento traumatico si hanno tre tipi di vittime:
• primaria è la persona che subisce direttamente su di sé il trauma
• secondaria è il caso in cui l’individuo assiste ad un evento in cui una persona subisce un trauma
• terziaria è la situazione in cui i soccorritori assistono la vittima primaria
LE CARATTERISTICHE DEL TRAUMA
♦ il vissuto di impotenza
♦ il senso di vulnerabilità
♦ il senso di minaccia alla propria integrità fisica
♦ la percezione di volontarietà nel causare il danno aumenta il senso di vissuto traumatico
♦il danno può essere vissuto direttamente sulla propria persona o assistendo a un evento subito da altri.
Non è il dolore, ma è il senso di impotenza di fronte ad una minaccia alla propria integrità fisica che dà origine al trauma. Il messaggio che la persona si dice “la mia vita è a rischio di morte e nessuno mi può salvare!”
L’evento traumatico disorganizza il modello interno di attaccamento in quanto la persona (minore o adulto) non percepisce un aiuto, una protezione esterna. È una situazione simile a quella che può succedere ad un bambino che subisce le minacce o l’abuso o i maltrattamenti del genitore che anziché essere fonte di protezione e rassicurazione diventa fonte di minaccia. In questo caso il bambino può sviluppare un attaccamento di tipo evitante.
Nell’attaccamento evitante il bambino pensa di essere abbandonato, non aiutato, in caso di bisogno e di conseguenza assume un atteggiamento in cui tende a sopprimere i suoi bisogni e a non esprimere l’aggressività.
L’attaccamento evitante, nell’infanzia, può influenzare lo sviluppo di disturbi di personalità interferendo con la capacità di stabilire relazioni stabili e di supporto come risorse di sostegno di fronte alle situazioni stressanti.
I SINTOMI PRINCIPALI SONO TRE:
1. rivivere persistentemente l’evento traumatico attraverso stimoli del quotidiano (es: un forte rumore) che rappresentano simbolicamente l’evento o incubi notturni.
2. evitare gli stimoli associati con l’evento. La persona cerca di evitare di pensare al trauma o di essere esposta a stimoli che possano riportarglielo alla mente; anche il ricordo può essere compromesso. Ne consegue un abbassamento della reattività generale espressa in un diminuito interesse per gli altri, un senso di distacco e di estraneità e difficoltà a provare emozioni positive.
3. avere una serie di sintomi con aumentata attivazione fisiologica.
Questi sintomi comprendono la difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, la difficoltà a concentrarsi, l’ipervigilanza (attivazione psicofisica) ed esagerate risposte di allarme.
A livello cognitivo c’è una riduzione della concentrazione e dell’attenzione con tendenza alla distrazione, mentre a livello emotivo si può verificare, oltre ai sintomi precedenti, un senso di distacco che fa apparire la persona distante o fredda.
Disturbo Acuto (Post T. Stress): se la durata dei sintomi è inferiore ai tre mesi.
Disturbo Cronico (Post T. Stress): se la durata dei sintomi è di tre mesi o più.
Disturbo ad esordio ritardato (Post T. Stress): se l’esordio dei sintomi avviene almeno sei mesi dopo l’evento stressante.
DIFFERENZA TRA POST TRAUMATICO DA STRESS E ACUTO DA STRESS
Nel disturbo Acuto da Stress, a differenza del disturbo Post Traumatico da stress, i sintomi si esprimono immediatamente spesso nelle 48 ore successive all’evento traumatico e durano da pochi giorni a un mese circa. La persona presenta anche sintomi dissociativi quali l’amnesia dissociativa, la fuga dissociativa, la depersonalizzazione e la derealizzazione.
L’amnesia dissociativa si caratterizza per l’incapacità di ricordare dati importanti, ivi compreso l’episodio traumatico. La fuga dissociativa si manifesta con un allontanamento inaspettato dai luoghi in cui la persona abitualmente risiede o lavora. Può presentarsi confusione circa l’identità personale. La derealizzazione consiste nel provare un forte senso di irrealtà o di distacco dalla realtà, mentre la depersonalizzazione si manifesta con un senso di distacco e di estraneità da se stessi, come se la mente si trovasse al di fuori del proprio corpo.
Queste sensazioni sono dovute ad un tentativo estremo di prendere una distanza emotiva dall’evento traumatico e di rendersi estranei ad esso.
ASPETTATIVE DELLA VITTIMA E SINTOMI
La gravità dell’evento influisce nella percezione di impotenza e di minaccia alla propria integrità fisica e varia da persona a persona indipendentemente dal tipo di evento traumatico in quanto sono le aspettative e il significato attribuito all’evento, a renderlo più o meno grave.
Molte persone si ritrovano a vivere esperienze traumatiche, ma non tutte sviluppano il disturbo post-traumatico da stress.
La persona che non è riuscita ad integrare nelle sue aspettative l’evento che l’ha traumatizzata, può rivivere la “scena” mentalmente o fisicamente e provare una serie di sintomi. Essi dimostrano che l’individuo sta attivamente cercando di far fronte all’esperienza traumatica, è in allerta, ma proprio perché non la integra nelle attese, l’esperienza rimane in sospeso, non comprensibile e accettabile. Maggiore è la distanza tra ciò che una persona si aspetta e il risultato e maggiori saranno i sintomi, che si intensificheranno fino a invadere la sfera onirica e disturbare il sonno con agitazione notturna e incubi.
Prendo per esempio la morte di un familiare o una persona cara. Se la morte è attesa e soprattutto desiderata (soprattutto verso quelle persone che hanno avuto lunghe sofferenze fisiche e non hanno possibilità di recupero) la reazione può essere addirittura di serenità pensando che sono finite le lunghe sofferenze, per il proprio caro! Nel caso contrario, se ci si aspetta di condividere ancora molto tempo assieme, può succedere che la morte sia così inaspettata da far sprofondare, chi vive, in un dolore senza fine, spesso associato a rabbia per il torto subito dalla vita.
Le aspettative condizionano il nostro sentire e, per questo motivo, è sempre importante conoscerle per non rischiare di sentirsi in colpa di fronte alle nostre reazioni emotive verso le situazioni inaspettate.
La difficoltà a gestire tali sintomi può generare sentimenti di rabbia e frustrazione che, oltre a ledere l’autostima, generano ansia e disturbi del sonno creando un senso di iper-vigilanza (attivazione psicofisica) permanente.
COSA FARE?
Nell’intervento psicoterapeutico mi avvalgo di strumenti di diversi ambiti psicologici: utilizzo oltre al colloquio clinico e i test, i disegni e il lavoro sui sogni e incubi. In questo tipo di intervento terapeutico sui sogni utilizzo un approccio integrato di due modelli: Junghiano e Gestaltico. Queste tecniche hanno l’obiettivo di desensibilizzare il paziente agli effetti del trauma e di inserire elementi direaltà normalizzanti (con strumenti cognitivi, comportamentali, rôle playing, ecc…) finché riesce a ricordarlo in modo sufficientemente sereno da integrarlo nel suo sistema psichico. La persona realizza una vera e propria ristrutturazione cognitiva ed emotiva.
È inoltre importante prendere in considerazione, all’interno del percorso psicoterapeutico, due aspetti:cambiamento della percezione di sé e dell’ambiente che influenza a sua volta le proprie aspettative sulla percezione del futuro, il fatto che la posizione di vittima può diventare un modo di relazionarsi stabile che si mantiene nel tempo e impedire alla persona di utilizzare le sue risorse naturali e creative necessarie per costruire la sua vita.
Dott.ssa Patrizia Baroncini Lanzini Donzelli