IL DISTURBO DA ATTACCO DI PANICO (DAP)

Si definisce come un periodo di paura o disagio intensi, tipicamente con un inizio improvviso e solitamente possono durare da qualche minuto a un’ora. I sintomi includono tachicardia, tremore, sudore, nausea, respirazione accelerata e superficiale, vertigini, iperventilazione, sensazioni di formicolio, sensazione di perdita di controllo, di soffocamento e morte imminente.

Durante l’attacco di panico le persone cominciano a credere che stia per accadere loro qualcosa di terribile e pericoloso, tanto da impazzire o morire o perdere il controllo (contenuto cognitivo); tale convinzione personale induce una reazione di allarme particolare (reazione somatica) che porta a decidere un’azione (reazione comportamentale).

Gli attacchi di panico possono verificarsi di frequente, per esempio una volta alla settimana o persino più spesso; in genere durano qualche minuto, raramente si protraggono per ore; a volte risultano associati a situazioni specifiche. Molto spesso tra un attacco di panico e l’altro è presente una forte ansia da anticipazione. Infine, gli attacchi possono verificarsi anche in presenza di stati mentali in apparenza benigni, come durante il rilassamento o il sonno, oppure in situazioni in cui paiono essere del tutto ingiustificati. Molte persone hanno avuto nella loro vita un attacco di panico, ma non vuol dire che soffrano del Disturbo di attacco di Panico, è necessario che la persona modifichi il suo stile di vita e riduca il funzionamento sociale.

Secondo Sanderson e altri autori (1990), il disturbo di panico è molto frequente fra coloro che soffrono già di un altro disturbo d’ansia, per esempio nel caso in cui sia presente il disturbo d’ansia generalizzato o una fobia.

Il trattamento d’elezione per gli attacchi di panico è di tipo psicoterapeutico, anche se in alcuni casi può essere utile la combinazione con una terapia farmacologica.

Personalmente ho osservato che nel Disturbo da attacchi di Panico, a differenza di altri problemi d’ansia, la problematica è legata ad una qualche forma di perdita di riferimento passata (Es. un lutto, un abuso, un abbandono, ecc…) che riaffiora nel presente in cui la persona vive un momento critico della vita.

L’IPERVENTILAZIONE

L’iperventilazione, che consiste nel respirare con una frequenza e/o una profondità eccessive rispetto a quelle che sono le reali esigenze del nostro organismo in un determinato momento, svolge un ruolo importante nell’esacerbazione delle risposte fobiche e di fuga che caratterizzano il disturbo da panico. L’iperventilazione comporta una maggiore ossigenazione del sangue e un maggior allontanamento dell’anidride carbonica attraverso l’espirazione.

Ogniqualvolta noi inspiriamo facciamo entrare ossigeno nei polmoni; l’ossigeno si lega all’emoglobina contenuta nei globuli rossi ed in tal modo esso è in grado di raggiungere tutti i tessuti del nostro corpo dove viene rilasciato alle cellule che lo impiegano per produrre l’energia necessaria per il loro funzionamento.L’anidride carbonica permette il rilascio dell’ossigeno ai tessuti e poi passa successivamente al sangue che la trasporta fino ai polmoni; qui essa viene eliminata all’esterno mediante l’espirazione. È per tale motivo che è importante che nel sangue non manchi l’anidride carbonica; infatti, se ciò accadesse, il processo di ossigenazione dei tessuti verrebbe compromesso in maniera significativa.

Da un punto di vista clinico l’iperventilazione causa la comparsa di una serie dimanifestazioni quali “fame” d’aria, palpitazioni, senso di stordimento, sensazioni d’irrealtà, senso di confusione, sudorazione, stanchezza, vertigini, formicolii ecc… Tali sintomi sono praticamente sovrapponibili a quelli degli attacchi di panico e la conseguenza sarà che l’iperventilazione finirà con il peggiorare la sintomatologia “panico” del paziente. Egli, infatti, divenendo sempre più ansioso, iperventilerà sempre più sviluppandosi così un circolo vizioso che amplificherà in maniera sempre più significativa la sintomatologia ansiosa.

Sacchetto

RESPIRARE NEL SACCHETTO

Le ragioni principali per cui respirare in un sacchetto di carta aiuta gli ansiosi è per il fatto che respirare in un piccolo contenitore aiuta la concentrazione e non c’è dispersione di anidride carbonica, rendendo normale lo scambio con l’ossigeno. Sono sufficienti 30 secondi per far si che il livello di ossigeno dell’organismo raggiunga un livello normale e non si scatenino attacchi di panico.

I FARMACI

Normalmente il primo intervento per i disturbi d’ansia è l’uso del farmaco, ma se non è associato ad una terapia psicoterapeutica, focalizzata alla gestione del sintomo o alla comprensione della causa, si rischia di avere un beneficio iniziale che col tempo può alimentare il problema invece che ridurlo. Nel momento in cui l’ansia è gestita solo dal farmaco, ci si priva della possibilità di di trovare le risorse per affrontarla e di conoscere il proprio bisogno fondamentale. Il senso di incapacità porta nel tempo anche ad un abbassamento dell’autostima in quanto il soggetto si sente impotente e incapace di superare il problema che lui stesso genera.

LA PSICOTERAPIA

Una delle sue funzioni fondamentali è di riconoscere alcuni automatismi disfunzionali e sostituirli con risposte consapevoli e funzionali, per imparare gradualmente ad avvicinarsi allo stimolo/evento ansiogeno. È possibile superare tali paure con un’esplorazione dei significati legati all’esperienza di ansia, come pure, secondo Nardone (2003), si possono utilizzare stratagemmi terapeutici che conducono l’individuo a sperimentare concretamente il superamento della paura. Ciò implica una maggiore apertura ed accettazione dell’esperienza interiore.

PSICOTERAPIA E STILE DI PERSONALITA’

È risaputo a livello scientifico che lo stile di Personalità condiziona il contenuto ansiogeno dei pensieri irrazionali e quindi il tipo di pensiero catastrofico. Uno stile di Personalità prevalentemente Dipendente tenderà a percepire come catastrofica la possibilità di perdere l’affetto di una persona a lui significativa. Per uno stile di Personalità prevalentemente Narcisistico sarà catastrofico vivere l’esperienza di non “funzionare bene” a livello di ruolo. Normalmente si riferisce al funzionamento lavorativo, ma può essere anche familiare se questo ruolo è percepito come importante per la propria identità. Questo condizionamento è vissuto per tutti gli stili di Personalità (evitante, istrionico, antisociale, schizoide, ecc…). Avere una diagnosi di Personalità ben chiara (utilizzando test standarizzati) guida il professionista nella valutazione del problema d’ansia e favorisce un intervento mirato.

Dott.ssa Patrizia Baroncini L. D.