PSICOTERAPIA COL MINORE CHE HA SUBITO UN TRAUMA

Il mio intervento psicoterapeutico col minore si rivolge principalmente a minori che hanno subito un trauma a seguito di un’esperienza critica unica o ripetuta e prolungata nel tempo.

Nel trauma (che può essere sia singolo che ripetuto) la persona confronta le proprie risorse psico-fisiche con le caratteristiche di inevitabilità e di minaccia alla propria vita, tipiche dell’evento traumatico e non potendole affrontare risulta che non può integrarlo nel suo sistema psichico e quindi rimane dissociato dal resto della sua esperienza psichica causando la sintomatologia psicopatologica specifica.

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SINTOMI E ASPETTATIVE

La gravità dell’evento influisce nella percezione di impotenza e di minaccia alla propria integrità fisica e varia da persona a persona indipendentemente dal tipo di evento traumatico in quanto sono le aspettative e il significato attribuito all’evento, a renderlo più o meno grave. La persona che non è riuscita ad integrare nelle sue aspettative l’evento che l’ha traumatizzata, può rivivere la “scena” mentalmente o fisicamente e provare una serie di sintomi. Essi dimostrano che l’individuo sta attivamente cercando di far fronte all’esperienza traumatica, è in allerta, ma proprio perché non la integra nelle attese, l’esperienza rimane in sospeso, non comprensibile e accettabile. Soprattutto nel bambino di età inferiore agli otto anni.
Maggiore è la distanza tra ciò che una persona si aspetta e il risultato e maggiori saranno i sintomi, che si intensificheranno fino a invadere la sfera onirica e disturbare il sonno con agitazione notturna e incubi. I bambini manifestano il disagio anche attraverso i disegni.

Uno dei sintomi cognitivi che ne consegue al trauma, è la riduzione della concentrazione e dell’attenzione con tendenza alla distrazione, mentre a livello emotivo si può verificare, oltre ai sintomi precedenti, un senso di distacco che fa apparire la persona distante o fredda.

EVENTI TRAUMATICI:

– abuso psicologico, fisico o sessuale
– il bullismo
– la malattia grave
– eventi naturali (es: terremoto)
– il lutto per malattia o suicidio

CHI E’ LA VITTIMA?

Non solo la persona che ha subito un trauma rappresenta la vittima della situazione, ma anche chi è in relazione con l’evento traumatico può essere considerato una vittima. A seconda della relazione che la persona ha con l’evento traumatico si hanno tre tipi di vittime:

– primaria: è la persona che subisce direttamente su di sé il trauma

– secondaria: è il caso in cui l’individuo assiste ad un evento in cui una persona subisce un trauma

– terziaria: è la situazione in cui i soccorritori assistono la vittima primaria

COSA SUCCEDE NEI BAMBINI?

Il trauma nell’infanzia crea una sorta di lacerazione nella costruzione del senso di sé. Il bambino percepisce una mancata protezione e sicurezza che lo porta ad avere difficoltà a fidarsi, basi per lo sviluppo di un attaccamento evitante.

In generale un bambino che ha subito un evento traumatico può apparire distaccato emotivamente o apparentemente sereno, ma avere difficoltà di concentrazione o manifestare agitazione. Spesso i sogni e le fantasie riportano elementi dell’evento e i giochi si fanno monotoni. Il bambino non riuscendo a manifestare il disagio correlato al trauma trova altre vie di comunicazione come i giochi o i disegni dai quali emergeranno elementi riguardanti il trauma.

È importante che i sogni e i disegni non siano interpretati in modo troppo frettoloso. È necessaria una formazione specifica e una conoscenza clinica adeguata per una valutazione corretta dell’evento traumatizzante e del tipo di intervento adeguato per l’età.

Cosa si può fare per aiutare un bambino a superare l’evento traumatico?

Nel mio approccio seguo minori dai 4 ai 18 anni e fino alla preadolescenza l’intervento avviene con l’utilizzo di metafore quali il disegno o attività con oggetti inanimati che riproducano la scena e il contesto nel quale è avvenuta.

Queste tecniche sono simili all’esposizione guidata che viene normalmente usata per desensibilizzare il paziente a un oggetto fobico (oggetto, animale, ambiente, che rappresenta la fonte di ansia) fino a quando riesce ad avvicinarsi in modo sufficientemente sereno. A differenza di esse, il bambino non entrerà in contatto con ciò che realmente gli ha generato il trauma, ma costruirà delle immagini (disegni) e attività specifiche in cui rivive secondo i propri limiti che lo aiuteranno a elaborare il trauma. È la stessa tecnica che utilizzo in caso di lutto.

Con questo materiale costruisco insieme al bambino delle storie che ristrutturano l’esperienza passata e portano degli elementi nuovi, anche piacevoli, all’interno della storia. Il bambino viene delicatamente guidato verso il superamento del disagio.

Cosa si può fare per aiutare un pre-adolescente o un adolescente a superare il trauma?

Con i ragazzi dalla preadolescenza all’adolescenza l’intervento psicoterapeutico è parzialmente simile in quanto utilizzo i disegni, ma anche il lavoro sui sogni e gli incubi. In questo tipo di intervento terapeutico utilizzo un approccio integrato di due modelli: Junghiano e Gestaltico. Queste tecniche hanno l’obiettivo di desensibilizzare il ragazzo agli effetti del trauma finché riesce a ricordarlo in modo sufficientemente sereno da integrarlo nel suo sistema psichico.

È inoltre importante considerare, all’interno del percorso psicoterapeutico, due aspetti:

il cambiamento della percezione di sé e dell’ambiente che influenza a sua volta le proprie aspettative sul futuro,

il fatto che la posizione di vittima può diventare

un modo di relazionarsi stabile che si mantiene nel tempo e impedisce alla persona di utilizzare le sue risorse naturali e creative necessarie per costruire la sua vita.

Quando si segue un minore sono inoltre necessari dei colloqui con i genitori per raccogliere informazioni sulle loro reazioni all’evento traumatico, sulla percezione del cambiamento del figlio/a e sul suo sviluppo psico-emotivo.

Dott.ssa Patrizia Baroncini L. D.