COLPA E PIACERE

Se oltre a sentirvi in colpa vi impedite di provare piacere potete sviluppare il disturbo di Personalità Ossessivo-compulsivo.

Per piacere non intendo solo il piacere fisico (sessuale) e dei sensi (gusto, olfatto, vista, tatto, udito), ma anche il vivere a 360 gradi gli aspetti semplici e naturali della vita. Vuol dire assaporare un’esperienza e viversela appieno senza tirare il freno a mano, senza limitarsi. Vuol dire permettersi di gustare l’esperienza, vivendosela nel qui e ora del quotidiano, come mangiare un gelato, andare al cinema e altre cose della vita di tutti i giorni.

Frenata

Il vostro desiderio è frenato nel piacere, non è rivolto al gustare i momenti piacevoli, da solo o in compagnia dei propri cari, ma è rivolto ad avere tutto a posto e su questo vi assumete la totale responsabilità. Se non succede o se qualcuno soffre in conseguenza della vostra azione, provate colpa. Non c’è spazio per il piacere!

Volete controllare un oggetto o un luogo che pensate essere pericoloso per qualcuno e attraverso controlli ripetuti vi illudete di renderlo assolutamente sicuro. In realtà questo atteggiamento vi salvaguardia solo dal senso di colpa e non dal pericolo reale. Create situazioni per prevenire la colpa fino a che entrate in un circolo vizioso d’ansia che vi porta a ripetere più volte lo stesso atteggiamento, lo stesso pensiero, senza risolvere concretamente il problema. Questa ripetizione prende il nome di Compulsione.

LA FASE DELL’EGOCENTRISMO E IL SENSO DI COLPA

Ci sono adulti che vivono un eccessivo senso di responsabilità e sono convinti di poter controllare gli eventi in cui sono coinvolti, o addirittura di poter influire su quelli in cui non sono direttamente coinvolti, attraverso un pensiero, una preghiera, un rito o un sacrificio, che li protegge dal sentirsi in colpa. In realtà essendo semplicemente esseri umani avete un controllo molto limitato sugli eventi in quanto ci sono altri esseri umani, oltre che i fattori ambientali, che condizionano il risultato.

La fantasia di poter controllare gli eventi è legata alla fase dell’egocentrismo infantile (dai tre ai sette/otto anni circa) in cui il bambino pensa che ciò che succede intorno a lui sia merito o colpa sua.

Può succedere che sentiate la spinta a dover controllare eventi che in realtà non sono concretamente controllabili. Questo succede soprattutto quando state vivendo una qualche forma di stress, disagio o paura. Non è l’aumento di responsabilità e di colpa che vi portano a risolvere il problema! Al massimo sviluppate ansia col rischio di assumere atteggiamenti passivi, di timore, o compulsivi (ripetere più volte la stessa azione per ridurre l’ansia, senza risolvere il problema). L’incapacità a esprimere emozioni che possono creare disagio nell’altra persona, come la rabbia, e l’incapacità di vivere il piacere, possono rinforzare il meccanismo della colpa e mantenerlo nel tempo.

Quando pensate a qualcosa di immorale, vi sentite in colpa e nel timore vi sforzate di evitare di pensare in quel modo o di andare nei luoghi e incontrare le persone coinvolte nel vostro pensiero. Esso genera la colpa! I vari tentativi di evitamentoportano all’effetto contrario della soluzione del problema e cioè rinforzano i pensieri e di conseguenza la colpa.

Vi presento un piccolo esercizio per capire quanto l’evitare un pensiero o un luogo o una situazione o una persona o un animale rinforzi la paura e quindi l’ansia.

Se vi dico di non pensare a un elefante rosa, vi troverete a pensarlo!
Se una persona pensa intensamente che non deve… Il risultato finale è che ci pensa di più.

La persona può evitare di guidare un’auto per paura di investire qualcuno o di andare in un luogo sacro per paura di avere pensieri impuri, ecc…, ma non supera la colpa, non diventa sereno anzi diventa ansioso.

Nel momento in cui si attiva una qualche forma di evitamento le conseguenze naturali sono il rinforzo del pensiero ansiogeno e quindi l’ansia, che a sua volta rinforza il senso di colpa e il bisogno di controllo degli eventi che in realtà non riesce a controllare.

L’ansia emerge quando avete paura di perdere il controllo dei pensieri, delle azioni o delle emozioni, quando temete di ferire l’altro e di farlo soffrire. Vi arrabbiate con voi stessi quando il controllo viene a mancare.

In tutto questo sforzo per gestire e controllare gli eventi (inutilmente) non trovate spazio per il vostro piacere, per “lasciarsi andare” anche perché “lasciarsi andare” è sinonimo di “perdere”, il controllo, ovviamente! Quindi tirate il freno a mano.

Il bisogno di punirvi, pagare la propria colpa, rinforza la condizione di rinuncia del piacere. Non vivere il piacere è un modo per fare penitenza, per punirvi, ma questo atteggiamento è molto diverso da quello di scusarvi con l’altro e confrontarvi con lui.

Nella prima situazione decidete in modo onnipotente qual’è il danno e qual’è la punizione senza relazionarvi col contesto (vi isolate), nella seconda realtà empatizzate col disagio dell’altro e vi attivate per riparare. State in relazione.

È evidente come nel senso di colpa ci sia un meccanismo inverso: vi sentite in colpa verso gli altri, ma non entrate in relazione per valutare l’adeguato atteggiamento riparatorio da proporre. Quando vi sentite in colpa tendete a interiorizzare la colpa e a non condividerla all’esterno. Decidete come punirvi (pensiero onnipotente) e non chiedete cosa secondo l’altro è corretto fare per riparare lo sbaglio o il presunto sbaglio.

Dott.ssa Patrizia Baroncini Lanzini Donzelli